L’ipertensione arteriosa è una delle patologie più diffuse: colpisce infatti il 20% circa della popolazione di entrambi i sessi in età compresa tra i 20 ed i 60 anni.
Sono considerati ipertesi quei soggetti che hanno valori di pressione sistolica (massima) uguali o superiori a 140 mmHg e valori di pressione diastolica (“minima”) uguali o superiori a 90 mmHg. (fonte: 2018 ESH/ESC guidelines for the management of arterial hypertension). L’ipertensione arteriosa è una di quelle malattie, cosiddette, multifattoriali. Se da una parte, infatti viene individuata una predisposizione genetica alla sua insorgenza, maggiore importanza viene però riconosciuta allo stile di vita e in particolare alle abitudini alimentari.
Ipertensione arteriosa, come trattarla
Questa diffusa patologia ha un andamento purtroppo subdolo. Infatti, anche se nei primi tempi, in genere, non provoca disturbi soggettivi, va attentamente controllata ed adeguatamente corretta onde evitare l’insorgenza di complicazioni anche gravi. I rischi per la salute sono inoltre aumentati se l’ipertensione arteriosa si associa, come spesso succede, a fumo, ipercolesterolemia, diabete, sedentarietà, sovrappeso, obesità.
Il trattamento dell’ipertensione arteriosa, per essere efficace, deve seguire alcune regole.
1. In primis è importante rispettare assolutamente la prescrizione farmacologica tanto nei tempi quanto nei dosaggi
2. Controllare periodicamente i valori pressori, possibilmente nelle stesse condizioni e con lo stesso apparecchio di misurazione
3. Controllare gli altri fattori di rischio cardiovascolare eventualmente presenti quali fumo, diabete, ipercolesterolemia
4. Praticare esercizio fisico regolare di tipo aerobico (camminare a passo svelto, ginnastica, bicicletta, piscina) per almeno 30 minuti al giorno e per 5-7 giorni a settimana
5. Adottare corrette abitudini alimentari
6. Controllare il proprio peso. Una riduzione di peso del 5-10% in soggetti obesi ipertesi è sufficiente ad ottenere un significativo calo pressorio
Attenzione all’alimentazione
a. Ridurre il consumo di alimenti ricchi in grassi “saturi” (carni grasse, formaggi, etc.) e adottare uno stile alimentare incentrato sui principi della dieta mediterranea preferendo pane senza sale, pasta, legumi, pesce, verdure e frutta
b. Ridurre il consumo giornaliero di alcool ed evitare il consumo di bevande zuccherate
c. Ridurre il consumo di sodio che non dovrebbe superare i 2 gr al giorno (pari a 5 gr di sale da cucina), contro i circa 5 (pari a 12.7 gr di sale da cucina) attualmente consumati in Italia. Una quota sufficiente di sodio è già contenuta negli alimenti. Bisogna pertanto fare attenzione a:
- Carne e pesce conservati [cibi essicati o affumicati, estratti di carne o vegetali (dadi), bresaola, coppa, lardo, pancetta, prosciutto crudo o cotto, salsicce, wurstel)
- Verdure conservate in salamoia (olive, cetrioli, capperi)
- Formaggi salati o stagionati
- Frutta trattata con sale (nocciole, mandorle, lupini)
- Spuntini ricchi di sodio (patatine fritte, cracker salati, noccioline, salatini da aperitivo)
- Non aggiungere sale durante la cottura e la preparazione dei piatti. Preferire nel confezionamento delle pietanze i comuni aromi da cucina (peperoncino, aglio, cipolla)
- Bere abbondantemente acqua, preferibilmente con apporto di sodio inferiore a 20 mg/l (acque iposodiche)
Leave a Comment