Novel food, quando a finire nel piatto sono gli insetti

Novel food, quando a finire nel piatto sono gli insetti

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L’entomofagia potrebbe rivelarsi la chiave del futuro: secondo molte ricerche l’uso di insetti nell’alimentazione umana potrebbe presentare innumerevoli vantaggi tanto per l’ambiente quanto per la salute

In Paesi come l’Italia sentirne parlare è una rarità: avete mai visto in ristorante dei menù tra le cui voci figurano cavallette fritte o grilli saltati? Avete capito bene, stiamo parlando di insetti che vanno ad arricchire la categoria dei cosiddetti novel food. Negli ultimi anni se ne discute molto in termini alimentari. Eppure, sebbene l’idea possa far storcere il naso a molti, secondo quanto stimato dalla FAO, sono almeno 2 miliardi le persone in tutto il mondo che li consumano. Tra di essi ben 1900 specie sono commestibili e interessate sono soprattutto le popolazioni di Asia, Africa e America Latina.

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E che dire dell’Italia? facendo riferimento al regolamento (ue) 2015/2283, e stando a quanto svelato dal ministero, al momento non è stata ancora ammessa la commercializzazione di insetti a fini alimentari. Secondo la FAO (Food and Agricolture Organization), nel 2030 il mondo dovrà produrre cibo a sufficienza per 9 miliardi di persone. Come ovviare a questa necessità e far fronte all’aumento del fabbisogno mondiale? A questo proposito risultano particolarmente interessanti le osservazioni avanzate dal dottor Joel B. Mason, professore di Medicina e Nutrizione presso la Tufts University (Massachusetts), pubblicate in un recente articolo sulla famosa rivista medica Jama.

Novel food, l’alimentazione del futuro

A suo dire, rivedere le proprie abitudini alimentari potrebbe avere vari effetti positivi: “Se le persone assumessero una buona parte del proprio fabbisogno proteico sotto forma, ad esempio, di farina di grillo rispetto alla carne trasformata, si potrebbe diminuire il rischio di cancro del colon” – ha precisato l’esperto. Ma la salute umana non è in realtà la sua unica preoccupazione.

Mason e collaboratori, studiando il consumo di insetti, intendono anche preservare la salute del pianeta: secondo un rapporto del 2013 della FAO, infatti, l’allevamento di insetti richiede meno spazio, meno risorse e genera meno gas a effetto serra rispetto alla produzione di carne e pollame. “Vedo del potenziale negli insetti. Potrebbero giovare tanto alla salute umana quanto alla sostenibilità ambientale” – ha dichiarato la Dott.ssa Valerie Stull, ricercatrice presso l’Università del Wisconsin – Madison Global Health Institute.

Insetti, un alimento ricco di calcio e ferro

Cosa sappiamo del loro valore nutrizionale? Uno studio del 2016 ha mostrato che, rispetto alla carne di manzo, pollo e maiale, gli insetti hanno una quantità inferiore di grassi mentre contengono più sodio. Sono anche molto ricchi in calcio, ferro, vitamine A, C e Riboflavina.

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Prendendo ad esempio la farina di grillo, questa ha un contenuto 5 volte maggiore di proteine per grammo rispetto alla farina di frumento integrale e 10 volte maggiore di vitamina B12 rispetto alla carne di manzo. Infine, secondo la Dott.ssa Stull, gli insetti commestibili potrebbero apportare effetti benefici alla flora intestinale, agendo come probiotici e favorendo la proliferazione di batteri buoni come alcuni Bifidobatteri. Sarà davvero questa la dieta del futuro? E voi che ne pensate, vi sentiti pronti per questo grande passo?

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