Fast food, come sono cambiati negli ultimi 30 anni

Fast food, come sono cambiati negli ultimi 30 anni

  • junk food, Photo by Taylor Harding on Unsplash

Il contenuto calorico, così come la presenza di sale, è aumentato negli ultimi tre decenni: a lanciare l’allarme sono stati i ricercatori della Boston University

Sono tanti, in giro per il mondo, gli amanti del cosiddetto junk food che, tradotto in italiano, significa cibo spazzatura. Una tantum a chiunque piace concedersi una serata al fast food a base di hamburger e patatine: un piccolo strappo alla regola non è peccato purché rimanga un’eccezione e non diventi una (malsana) abitudine.

Fast food, porzioni sempre più grandi

Bisogna però tenere gli occhi aperti: a quanto pare questo fuori programma potrebbe costare caro e a presentare il conto è la bilancia. Stando a quanto riporta il Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, infatti, nei fast food americani le dimensioni dei piatti sembrerebbero essere aumentate a dismisura negli ultimi trent’anni. A darne prova sono stati i ricercatori della Boston University che, attraverso un accurato studio, hanno confrontato le modifiche nel tempo tra le diverse categorie di menu (antipasti, contorni e dessert) ed evidenziato come, dal 1986 al 2016, le porzioni siano cresciute significativamente. Così come le calorie e la presenza di sale.

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Occhio al sale e alle calorie

Al fine di tirare le somme hanno analizzato i dati raccolti dalla guida ‘The Fast Food Guide’: cosa è emerso? Negli Stati Uniti la quantità di antipasti è aumentata di 39 grammi, 90 calorie e di conseguenza quella di sale (13,8% in più). Lo stesso vale per le patatine, con una maggiorazione di 42 calorie e il 12% di sodio in più mentre, per il dessert, le porzioni sono cresciute di ben 72 grammi e 186 calorie.

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Nonostante il vasto numero di scelte offerte nei fast food, alcune delle quali più sane di altre, le calorie, le dimensioni delle porzioni e il contenuto di sodio nel complesso sono aumentati nel tempo e rimangono elevati” – ha dichiarato Megan McCroy, uno degli autori dello studio.

In Italia sono 1,9 milioni i ‘junk food lover’

Non è dunque difficile capire come mai in terra a stelle e strisce il tasso di obesità sia così elevato. I dati sono allarmanti: secondo l’ultimo rapporto dei ‘Centers for Diseases Control’, un americano su due frequenta quotidianamente i fast-food. Che dire, invece, dell’Italia? Secondo il Censis, sarebbero 1,9 milioni le persone che si definiscono ‘junk food lover’. “La dieta italiana dice molto sul basso tasso di obesità degli italiani. Se adottassimo il modello alimentare degli Usa, nei prossimi anni il numero di obesi potrebbe salire di oltre 15 milioni di persone” – ha precisato uno degli autori dello studio.

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Secondo gli esperti dunque è arrivato il momento di correre ai ripari: i fast food dovrebbero promuovere un’alimentazione più sana, iniziando, ad esempio, a ridurre le dimensioni delle porzioni.

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